Belle fotografie e tanto da pensare alla Maison Européenne de la Photographie di Parigi (MEP). Fino al 29 gennaio 2017 alle pareti dei suoi tre piani sono esposti scatti di diversi artisti suddivisi in 5 macrotemi: Nuova Dehli nel XXI secolo, gli animali in cattività, la famiglia, le vie di Aix en Provence e ritratti d’America e di senzatetto.

(il mio voto ♣♣♣) A sviluppare quest’ultimo tema è Andres Serrano, che ha immortalato personaggi conosciuti degli USA, c’è pure Donald, membri del Ku Klux Klan, scene di vita cubana per poi dedicarsi ai senzatetto. È abbastanza toccante vedere la fierezza e la dignità degli sguardi di questi uomini e donne che davanti alla macchina fotografica si mostrano in tutta la loro fragilità sociale. Serrano è anche venuto in Europa e a Bruxelles ha continuato a catturare l’anima delle persone che abitano la strada. Un video mostra il lavoro di preparazione: per ogni foto viene chiesto loro il permesso. Successivamente vengono ricompensati. Su una parete sono esposti un centinaio di cartoni usati dagli homeless americani. Mi sono soffermato a lungo a leggere quello che c’era scritto sopra. E tra le mille riflessioni che mi hanno provocato, ogni tanto un sorriso premiava l’ironia e l’intelligenza che esprimono.

La riflessione continua davanti all’opera di Diana Michener, che per anni ha immortalato animali dietro alle sbarre. Qua la fierezza e l’orgoglio non è molto presente negli occhi dei protagonisti. La loro inconsapevole e monotona quotidianità ne ha spento il luccichio dagli occhi. È la foto di un gorilla a colpirmi. Cambio sala col magone e mi imbatto in una serie di scatti “familiari”.

Sono tanti gli artisti a riempire questo spazio. Harry Callahan ha fotografato sua moglie per 50 anni, sotto diverse luci, nuda, vestita… Ralph Eugene Meatyard ritrae i suoi figli in luoghi abbandonati, facendoli apparire come angeli o fantasmi che emergono o si confondono nel contesto. E poi c’è la sequenza di oltre 40 scatti di Nicholas Nixon, che affascinato dal legame che sua moglie ha sempre avuto con le tre sorelle, le ha fotografate tutti gli anni dal 1975 ad oggi. Alla fine della sequenza sembra di conoscerle. Ci si sente parte della famiglia. Richard Avedon ha invece deciso di fotografare suo padre ottantenne malato di cancro negli ultimi anni della sua vita.

Al piano inferiore sono le istantanee di Harry Callahan a tenere banco. Nel 1957 durante un soggiorno a Aix-en-Provence ritrae la vita normale. Un bianco e nero fatto di donne e qualche uomo che camminano per la bella cittadina provenzale. È un genio del chiaro scuro: silouhette appaiono all’improvviso da sfondi neri. Le foto sono piccole e bisogna avvicinarsi per cogliere la bellezza e l’abilità dell’artista americano. Peccato che il vetro rifletta la luce e impedisca di guardare bene le fotografie.

E poi c’è l’esposizione di Johann Rousselot, che ritrae Nuova Dehli per mostrarne i contrasti e i paradossi dello sviluppo urbanistico. L’accento cade sulle inuguaglianze, sulle difficoltà sociali ed economiche di una delle città più popolose al mondo.

È un bel viaggio. Un’ora, forse qualcosa in più ci vuole per godere degli scatti e per riflettere sui soggetti proposti. Fammi sapere se ci vai e se ti è piaciuta questa cinquina di esposizioni.

La Maison Européenne de la Photographie si trova a due passi dalla fermata Saint Paul della linea 1 della metropolitana parigina. Scopri la passeggiata per il Village Saint Paul parte proprio da qua.

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